La storia

 

Don Lorenzo Milani: la storia

Don Lorenzo Milani nacque a Firenze il 27 maggio 1923 in una colta famiglia borghese, figlio di Albano Milani e di Alice Weiss, quest’ultima di origine israelita.

A 20 anni (improvvisamente) abbandonò il mondo raffinato e colto a cui apparteneva la sua famiglia ed entrò in Seminario. Aveva lasciato gli agi, i privilegi, la cultura dei borghesi per servire il Vangelo, il Cristo, e schierarsi dalla parte dei poveri.

Per lui, prete, l’ingiustizia sociale andava combattuta perché offendeva Dio.

Ordinato sacerdote a 24 anni fu mandato a San Donato a Calenzano.

All’inizio cercò di avvicinare i giovani alla Chiesa col gioco del pallone, il ping pong e il circolo ricreativo, ma ben presto si rese conto che la mancanza di cultura era l’ostacolo principale alla evangelizzazione e all’elevazione sociale e civile del suo popolo.

Cominciò a considerare la scuola come mezzo per colmare quel fossato culturale che gli impediva di essere capito dal suo popolo quando predicava il Vangelo e ne fece uno strumento per dare la parola ai poveri perché diventassero più liberi e più eguali.

A San Donato fondò una scuola popolare serale per i giovani operai e contadini della sua parrocchia.

Figura emergente, ma scomoda, don Lorenzo fu nominato Priore di Barbiana, una piccola parrocchia di montagna, presso la quale giunse nel dicembre 1954.

Anche qui, dopo pochi giorni, cominciò a radunare i giovani in una scuola popolare simile a quella di San Donato.

Qui nacquero importanti documenti (tra i quali Lettera a una professoressa) che ben esprimevano il suo pensiero, evidenziando la sovrapposizione tra la sua essenza di sacerdote e quella irrinunciabile di educatore e maestro.

Le sue scelte nette e coerenti, le sue rigide prese di posizione, il linguaggio tagliente e preciso, la sua logica stringente, il suo modo di ragionare e argomentare lo posero al centro di grandi polemiche caratterizzate da pieni consensi e forti dissensi.

Tuttavia, a distanza di oltre quarant’anni dalla sua morte, prematuramente sopraggiunta nel giugno 1967, la sua pedagogia e i suoi insegnamenti risultano più che mai attuali e ben espressi dal motto “I care” che compariva su una parete della sua scuola.

“I care” altro non è che la sintesi del pensiero di don Lorenzo in quanto, nel suo significato più ampio, quel “mi importa, mi sta a cuore” esprime la capacità di calarsi completamente nell’altro per comprenderne i bisogni e farsene carico.

Ma non alla luce di un inutile pietismo, bensì con la capacità di avvicinare l’altro per aiutarlo a fare propri conoscenze e competenze necessarie ad affrancarlo dallo stato di sudditanza che la non conoscenza comporta.

La sua figura, la sua storia, la sua pedagogia altro non sono se non la più felice delle sintesi tra le migliori qualità di un educatore, di un Maestro e di un sacerdote quale fu Don Lorenzo, sinceramente animato dal suo profondo credo religioso.